7 giugno 2012

Tra i protagonisti...


Archimede

«Offritemi un punto di appoggio e io solleverò il mondo»


E' proprio al celebre Archimede da Siracusa  (287 a. C. - 212 a. C.) che si deve uno dei primi e più geniali contributi a quella che, col tempo, andrà sotto il nome di 'ingegneria idraulica'. Al rientro dal suo viaggio in Egitto, Archimede realizzò, perfezionandolo, un meccanismo utile per pompare l'acqua necessaria all'irrigazione
dei campi, che agiva spostando un quantitativo discreto di liquido dal basso verso l'alto, ininterrottamente, sfruttando il principio della vite; è così che nasce la  COCLEA (o VITE) di Archimede (animazione).


Archimede e le sue invenzioni

La fortuna di questa invenzione, oltre ad essere esaustivamente dimostrata dal largo impiego che troverà nel corso dei secoli, è testimoniata da autori del calibro di Vitruvio (De Architectura, libro X) e Francesco di Giorgio (De re militari), fino a Edward Somerset che nello strano libro Century of Inventions non manca di tornare sulle pompe che si autoalimentano, ricorrendo a strani circuiti in cui non difettano mai le Viti di Archimede.

L'invenzione affascinò, tra gli altri, anche Galileo Galilei, che la definì "miracolosa" nel suo libro "Le meccaniche" (1599), dove ne illustra dettagliatamente il funzionamento poiché 'non gli pare che in questo luogo sia da passar con silenzio l’invenzione di Archimede d’alzar l’acqua con la vite':

Della coclea d'Archimede per levar l'acqua 

Galilei, però, non si sofferma allo studio della trovata archimedea e progetta anch'egli "un edifficio da alzar acque et adacquar terreni, facilissimo, di poca spesa et molto commodo, che col moto di un sol cavallo vinti bocche d'acqua, che si ritrovano in esso, gettaranno tutte continuamente":

Macchina da alzare acqua - Brevetto galileiano

Stupisce pensare che tale 'macchina elementare' trova ancora oggi applicazione nella tecnologia moderna.
Proprio lo scorso settembre la regina Elisabetta in persona ha inaugurato la prima di due turbine idroelettriche a "vite di Archimede". Anche la regina Elisabetta si converte alle energie rinnovabili.
Le due turbine sono approntate per alimentare il Castello di Windsor, la principale residenza ufficiale dei reali inglesi dopo Buckingham Palace,e altre 300 abitazioni limitrofe.
Le turbine, lunghe 12 metri e pesanti 40 tonnellate ciascuna, funzionano in realtà al "contrario" rispetto a quanto originariamente pensato da Archimede: sfruttando un dislivello di 2 metri del Tamigi, ruotano a 22 giri al minuto e sono collegate a un generatore che produce 300 kWh di elettricità.

Lo stesso principio trova applicazioni anche in Olanda per il continuo drenaggio di acqua dai Polder, accoppiando la vite a motori che ne permettono il funzionamento.

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